Welcome to Black Mesa

Tutto ebbe inizio a bordo di un elicottero diretto verso il centro di ricerca di Black Mesa, in Nuovo Messico, per una missione che non ci era stata spiegata molto bene. A prima vista sembrava un lavoro semplice, di quelli da babysitter per intenderci, come tante altre volte in passato. Niente di che preoccuparsi, insomma: una caccia all'insetto o roba del genere. Peccato solo che durante il trapsorto qualcosa sia andato storto: astronavi aliene provenienti da chissα dove ci sono piombate addosso semza preavviso.
I miei ricordi a questo punto sono piuttosto sfocati... Ho soltanto dei 'flash' di memoria, non ben inquadrati nel tempo e nello spazio... Sinceramente, non ricordo quello che mi Φ successo.

La prima cosa che ho dovuto fare Φ stata cercare di recuperare delle armi... La situazione non era certo delle migliori, e non avevo nessuna intenzione di farmi trovare con le chiappe al vento, non so se mi spiego.


Mi svegliai in un laboratorio, ascoltai quello che lo scienziato aveva da dirmi e mi diressi senza indugio a recuperare l'armatura PCV. Si trovava su un tavolo nella zona in cui gli scienziati stavano esaminando delle strane e schifose specie aliene. Ma dico, come si fa a guardare al microscopio degli sgorbi del genere? Mentre mi recavo sul posto, ho visto uno zombie scaraventare un povero scienziato dalla finestra di un ufficio: per il poveraccio non c'era pi∙ nulla da fare, e il mostro ha cominciato a venire dietro a me, ma non Φ stato difficile seminarlo.
Dopo aver recuperato la fida armatura, sono sceso al livello sottostante, dove una guardia armata (allora non sono solo!) stava mandando al creatore uno zombie. Ci siamo scambiati due parole di conforto reciproco, e mi ha aperto la porta di sicurezza. Notai che non mi avrebbe mai aperto, se non avessi indossato la tuta.
Dopo essere entrato, ho raccolto la mia prima arma, la grossa tenaglia rossa che si trova sul pavimento! Finalmente!
Giunsi ad un laboratorio in cui un raggio laser bloccava il passaggio, ma accucciandomi a dovere come insegnatoci in accademia passai senza difficoltα. Spaccai lo specchio che rifrangeva il raggio viola (lo diceva anche il cartello, che gli 'optical mirrors are very fragile') e, con una strepitosa reazione a catena, potei salire gli scalini posti dall'altra parte della stanza e proseguire oltre.
Continuai per i corridoi e sbucai in una zona all'aperto piena di salti e crepacci. Muovendomi agilmente da una parte all'altra, recuperai il coltello vicino al cadavere di un Vortigaunt (evidentemente qualcuno era passato di l∞ prima di me), il curativo, e mi diressi all'uscita. Oltrepassata la porta, mi infilai nel buco nella roccia e sbucai in uno spiazzo in cui il panorama davanti a me era piuttosto avvilente: un elicottero distrutto sfracellato al suolo, e cadaveri di miei commilitoni ovunque.

Purtoppo, per proseguire, dovevo togliere la corrente che bloccava il passaggio. Mi diressi verso i generatori, e vidi una stupida guardia finire contro la recinzione elettrificata. L'interruttore si trovava sicuramente dentro quella recinzione, ma dovevo arrivarci da un'altra strada. Mi infilai nel pertugio, e usando i visori notturni finii nella zona dei ventilatori. Sempre mantenendomi chino per non farmi fare una sfumatura troppo bassa dei capelli riuscii ad arrivare all''interno della gabbia. Evitando accuratamente gli archi voltaici che si sprigionavano ovunque, trovai l'interruttore generale e lo disattivai. Recuperai anche la pistola dal cadavere della guardia.
Tornai quindi all'elicottero, e ascoltai la radio: delle voci amiche! Mi dissero di dirigermi al punto di raccolta. Scesi sottoterra utilizzando la scaletta che si trovava nelle vicinanze, incontrai un altro Vortigaunt (questa volta vivo, ma non per molto), raccolsi il fucile vicino al marine morto, e proseguii.

Notavo con gioia che il mio arsenale si arricchiva...

Sbucai in una stanza che puzzava di marcio da cima a fondo.

Se mi fossi chiamato Peter Parker, avrei detto che il mio senso di ragno vibrava come una centrifuga impazzita. Appena iniziai a dirigermi verso l'uscita, tutto intorno a me cominci≥ a crollare: il pavimento si ruppe, e la stanza cominciava a riempirsi di schifezza radioattiva. La stessa scaletta divenne un generatore di corrente. Tornai indietro verso l'ingresso della stanza e mi tenni sulla destra. Non esitai un attimo e salii sulla scaletta, che era diventata elettrificata. Fui abbastanza fortunato da non farmi troppo male. Mi misi subito davanti alla porta d uscita, ma era chiusa. Intorno a me stava succedendo l'inferno: il liquido che saliva, e alla finestra vidi un uomo in abito scuro che mi guardava, e che venne ad aprirmi la porta. Appena entrato, lui non c'era pi∙. Presi allora l'ascensore.
Feci un lungo salto per prendere le munizioni sulla sinistra. Saltai le scorie tossiche e distrussi le casse, tranne quelle esplosive per trovare altra roba. La stanza era piena di bacherozzi headgrab, ma non mi feci sorprendere. andai a sinistra e seguii le scale. Usai i controlli del convettore per spostarlo quasi completamente a sinistra: lo sfruttai come trampolino per raggiungere il pacco energetico che c'era dall'altra parte. Premetti inoltre il bottone per aprire la porta del magazzino. Saltai i rifiuti e vi entrai. Alla mia destra si trovava un tubo spezzato: ci saltai dentro e il flusso dell'acqua (o quello che Φ) mi port≥ in una grossa piscina; salii la scaletta, raccolsi granate e munizioni a destra, ed entrai alla mia sinistra. Le scale che scendevano erano inaccessibili, ma un bel cartello diceva 'no access during robotic loader procedure'.

Il robot era infatti bloccato dalle casse: gli sparai contro e le feci esplodere, cosicchΦ se ne potesse andare. A questo punto i blocchi delle scalette si liberarono. Una volta sceso, tornai indietro e saltai da una cassa all'altra per arrivare dall'altra parte. Premetti il bottone che svuotava la zona dai rifiuti tossici e mi diressi poi alla grossa porta dietro di me, e premetti il bottone che la apriva. Una volta dentro spinsi il bottone che azionava l'ascensore. Alcuni simpatici cagnolini cercarono di impedirmi di proseguire, ma li feci secchi tutti prima che potessero sprigionare le loro antipatiche onde sonore. Camminai sulla rampa e spinsi il letto con la trave sopra vicino alla navetta. Una volta messolo di fronte alla porta, con un bel salto lungo vi entrai, ed essa si mise in moto.

Capitolo 2: We're pulling out